martedì 22 aprile 2008

Riflessioni sul voto


Per adesso non si può fare. E' questo il dato che fondamentalmente emerge dalle elezioni politiche del 13 e 14 aprile. E' stata una campagna elettorale breve ed intensa. Walter Veltroni è riuscito a recuperare circa sedici punti in poco più di quattro mesi. Il Partito Democratico ha ovviamente fallito l'obiettivo di andare al governo ma non quello di essere la prima forza riformista del paese.
Bisogna però evitare di cadere nella sindrome degli sconfitti,cosa che noi faremmo se dicessimo che in fin dei conti Berlusconi è amato dal paese, è in sintonia con le sue ragioni e le interpreta come meglio si potrebbe. E questo non risulta, per esempio, dalle sempre citate ricerche dell' Istituto Cattaneo, che mostrano come il cavaliere sia si in testa alle classifiche di popolarità, ma più ancora in quelle di impopolarità. Quelli che non lo votano lo considerano per lo più un politico inaffidabile e dedito agli affari suoi; il guaio è che stavolta molti lo hanno votato semplicemente turandosi il naso.
La vera sorpresa di queste elezioni è stata la Lega Nord, partito che è riuscito a presentarsi come foriero di soluzioni a buon mercato. La Lega è e resta comunque un partito del tutto privo di democrazia interna, razzista ed antifemminista. Anche se ha vinto.
Lo choc elettorale è comprensibile ma adesso è il momento di mettere da parte la rabbia e ricavare qualche lezion utile dagli errori commessi, invece di continuare a scaricarli altrove. A cosa serve, per esempio, dare la colpa della propria sconfitta a un altro partito, ovvero al Pd di Veltroni, esercizio principale degli esponenti della Sinistra l' Arcobaleno? Ciò che non abbiamo ancora letto e sentito da nessuna parte è piuttosto un'analisi completa dell'occasione storica persa prima e durante il governo Prodi.
Interrogarsi sui circa quattro milioni di voti che mancano complessivamente al centrosinistra significa innanzitutto riflettere sul destino di un tesoro dilapidato. Dovremmo tutti rammentare infatti che dal 2001 in poi, nel quinquennio berlusconiano, i partiti dell' allora opposizione inanellarono una brillante serie di successi consecutivi sbaragliando l'allora Cdl in ogni elezione comunale,regionale od europea che fosse. Fu così che nella primavera del 2006 all' Unione appena costituita tutti i sondaggi attribuirono un vantaggio pressochè incolmabile sull'armata allo sbando del centrodestra. Tutti sappiamo perchè quella enorme distanza si ridusse nei famosi ventiquattromila voti. Berlusconi si accorse che la composita coalizione della sinistra stava già iniziando a mostrare le prime crepe, quelle stesse crepe che oggi hanno consegnato l'' Italia alla destra. Berlusconi scatenò l'inferno e recuperò punti su punti. Il Porcellum di Calderoli giocò incredibilmente a nostro favore e nella indimenticabile notte del 10 aprile 2006 Romano Prodi potè annunciare una vittoria risicatissima ma pur sempre vittoria in una piazza romana che già temeva il disastro.
A quel punto il rischio sventato in extremis avrebbe dovuto suggerire a tutti i partiti della sinistra una strategia d'emergenza. Trincerarsi, fare quadrato, prepararsi a resistere cinque anni e a qualunque costo. Fin dall'inizio era chiaro che un' anticipata fine del governo avrebbe trascinato nel baratro partiti e partitini. Da Mastella a Bertinotti ne avrebbero guadagnato tutti, a tutti sarebbe ragionevolmente convenuto concorrere ad aiutare Prodi, proteggendolo ed aiutandolo.
Il calvario cui è stato sottoposto Prodi dai suoi alleati veri e presunti resta, lo sappiamo, un capolavoro di autolesionismo e di stupidità politica. Ed ha ragione Veltroni quando definisce Prodi uomo di stato, "uno dei più grandi che la storia repubblicana abbia mai conosciuto". Prodi, uomo capace ed intelligente, al quale non finiremo mai di dire grazie. Logorato, però, ed alla fine abbattuto da una conflittualità permanente dentro una coalizione paralizzata dalla cultura dei no.Quel piccolo margine di maggioranza al Senato invece di essere difeso con le unghie e con i denti è stato continuamente giocato ai dadi per lucrarne, nel migliore dei casi, qualche straccio di visibilità sui giornali o in tv.
Le forze politiche che oggi compongono la Sinistra l' Arcobaleno dicono di aver fatto il possibile per tenere in piedi la baracca. Ci siamo però dimenticati di Rossi e Turigliatto? Dei ricatti sulla politica estera? Dei ministri di lotta in piazza a manifestare contro il governo di cui facevano parte? Se tutti i responsabili di un tanto insensato sperpero non rientrano in Parlamento chi lo ha deciso? Il perfido Veltroni o una massa di elettori furiosi dopo aver visto finire in fumo le proprie speranze? Via, siamo seri!
La destra ha vinto ma mica tanto. I suoi voti ( compreso Storace) sono 17 milioni e 800mila. Quelli del centrosinistra 15 milioni, di cui 12 milioni del solo Pd. Due milioni ne ha l' Udc. Ovvero: nel paese maggioranza ed opposizione sono praticamente pari. Le principali città italiane sono ancora governate dal Pd e dal centrosinistra. E così la maggior parte delle regioni.
I leghisti , sicuramente, hanno raccolto i frutti di un lavoro capillare sul territorio. Pd e Sinistra devono prenderne atto e tornare a parlare con la gente. Le cittadine linde e pulite piacciono anche a noi. Se poi però il sindaco col manganello non toglie le panchine per non farci sedere gli immigrati.
A Veltroni diciamo quindi di tenere la barra dritta. Con la sinistra, soprattutto con il popolo della sinistra, occorre ricostruire un rapporto perchè siamo convinti che ciò possa giovare al Pd ed allargare la base del suo consenso. Bene l'opposizione senza sconti in Parlamento ma occorre sferrare una grande offensiva sui valori democratici.
Quando Veltroni ha detto alle mafie non vogliamo i vostri voti, è stato il momento più bello della campagna elettorale. Lo hanno preso in parola. Ne valeva la pena. Ma adesso ricordiamolo a tutti!

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