sabato 26 aprile 2008

L'altra casta (parte prima)

Prima di iniziare a scrivere voglio chiarire che io credo fortemente nel ruolo del sindacato. Senza di esso non avremmo il diritto di voto e tanti altri diritti. Oggi vediamo molto spesso sindacalisti spaparanzati in tv che discutono di costi della politica. Troverete di seguito tutta una serie di motivi in ragione dei quali i sindacalisti farebbero meglio a fare prima un po' di autocritica. Parte dei dati e delle informazioni sono stati presi da vari siti internet e per motivi di tempo sarebbe impossibile citarli tutti.

I bilanci: Alla fine del 1998 vi fu un deputato di Forza Italia, ex magistrato del lavoro, che tentò di far approvare un provvedimento che obbligasse i sindacati a rendere pubblici i loro bilanci. I sindacati bollarono la legge come antisindacale e riuscirono a convincere anche i parlamentari della maggioranza (Governo Prodi) a bloccare la legge. Ancora oggi, pertanto, il sindacato non ha l’obbligo di rendere pubblico il suo bilancio.
Il giro d’affari dei sindacati si aggira attorno ai 3 mila e 500 miliardi di vecchie lire. Prima di vedere in che modo i sindacati ricavano queste cifre, penso sia opportuno mettere in luce una fortissima contraddizione: ai dipendenti delle organizzazioni sindacali non si applica l’art 18! Ma stavamo parlando di entrate dei sindacati…

Gli iscritti : Ciascun iscritto al sindacato versa ad esso in media, ogni anno, l’ 1 per cento della paga base; ai pensionati si applica un regime forfettario ed essi versano in media tra i 30 ed i 40 euro all’ anno. Secondo l’ inchiesta dell’ “Espresso” , la sola Cgil ha incassato 331 milioni di euro nel 2006. La cosa che ci fa sorridire è che il sindacato non si preoccupa neppure di riscuotere queste somme: le somme vengono trattenute direttamente dalle imprese o comunque dall’ Inps. Gli italiani approvarono nel 1995 il referendum col quale Pannella voleva abolire questo automatismo ma tale meccanismo continua oggi ad esistere grazie ad accordi conclusi tra aziende e sindacati nell’ambito dei contratti collettivi. Si è tentato almeno di fissare per legge una regola elementare: il lavoratore od il pensionato devono dare il loro assenso a questo meccanismo. I sindacati hanno scatenato una guerra e quindi non se ne è fatto nulla.

I Caf: I Centri di assistenza fiscale rappresentano per i sindacati un formidabile business. Per quanto riguarda le dichiarazioni dei redditi dei pensionati, i rimborsi vengono versati dall’ Inps direttamente ai Cas. Nel 2006 l’ Inps ha versato ai 74 Caf convenzionati circa 120 milioni di euro. Per quanto riguarda i lavoratori in attività, i Caf hanno incassato (sempre nel 2006) circa 16 milioni di euro. Un piatto ricco, visto che i Caf ricevono inoltre, come contribuzione volontaria, una media di 25 euro dalle tasche dei contribuenti aiutati nella compilazione del 730 (per un totale di circa 175 milioni di euro) ed un’altra cinquantina di milioni per il calcolo di Ise ed Isee.
Nel 2005, sotto l’incalzare della Corte di Giustizia europea, convinta che il monopolio dei Caf rappresentasse una violazione dei trattati comunitari, il governo Berlusconi aveva aperto le porte a commercialisti, consulenti del lavoro e ragionieri. Una manovra così timida che la Commissione europea ha inviato all’ Italia una seconda lettera di messa in mora. Sull’ argomento si tenne successivamente un incontro a Palazzo Chigi, ovviamente conclusosi con un nulla di fatto.

I patronati: I patronati sono strutture che sostanzialmente assistono i cittadini nelle pratiche previdenziali (ma anche, per esempio, per la cassa integrazione ed i sussidi di disoccupazione). Nel 2000 i radicali hanno lanciato l’ennesimo referendum abrogativo, ma si sono visti chiudere le porte in faccia dalla Consulta. Più di recente Forza Italia ha cercato, con un emendamento al decreto Bersani, di liberalizzare il settore. Se l’emendamento non fosse stato respinto, per i sindacati sarebbe stato un colpo mortale. I patronati, infatti, sono fondamentali per il reclutamento di nuovi iscritti tra i pensionati, che quando vanno a ritirare i moduli si vedono sottoporre la delega per le trattenute : “Con i patronati e gli altri servizi la Cgil nel 2005 ha raggranellato 450 mila nuove iscrizioni”, sostiene Cazzola.
Come se non bastasse, i patronati si dividono lo 0,226 del totale dei contributi sociali riscossi dagli enti previdenziali. A lungo questa cifra è stata calcolata solo sui contributi versati dei pensionati privati; dal 2000 in poi, per gentile concessione del Parlamento (con un voto a larghissima maggioranza) nel monte-contributi sono stati fatti confluire anche i lavoratori statali. La cifra è quindi cominciata a lievitare: 314 milioni nel 2004, 341 nel 2005, 349 nel 2006.
Secondo quanto risulta a “L’espresso”, i patronati della Cgil incassano in media 82 milioni e 250 mila euro, quelli della Cisl 66 milioni e 150 mila euro e quelli della Uil 26 milioni e 600 mila euro. Il resto della torta va ai sindacati minori.

Continua…

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